STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità

STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità

16 DICEMBRE 2023

Galleria barattolo, presso together – viale glorioso 14 (roma, trastevere)

 

L’arte si fa voce di una profonda riflessione sulla libertà individuale e sul concetto di corpo come territorio di autonomia, attraverso la provocatoria esposizione intitolata “STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità”.

Dalla notte dei tempi, l’arte – volente o nolente – risulta essere specchio del suo tempo: non può fare a meno di navigare le dinamiche sociali, nonostante il suo mondo cerchi, delle volte, di costruire un porto sicuro, un tempio della bellezza, una fortezza inespugnabile ove rifugiarsi.
In questa attualità, la terra trema sotto i piedi, l’ambiente si rivolta contro lo sfruttamento millenario dell’essere umano, le certezze sulla verità e la giustizia delle azioni singolari o collettive sfumano. Così, l’urgenza di trovare un senso al proprio esistere/insistere sul mondo e la volontà di autodeterminarsi si fanno sempre più forti. L’individuo cerca di ritagliarsi uno spazio di libertà e di rompere le catene della convenzione. Questo luogo di libertà coincide spesso con la sessualità e con il corpo. La libertà di mostrare il corpo: nudo, travestito, modificato a piacimento. La libertà di fotografare se stessi o l’altro: enfatizzare o nascondere le forme, alzare un velo misterioso, giocare con le espressioni, le intenzioni, il desiderio. La libertà di usare il proprio corpo per dare piacere all’altro, di vendere carezze e voluttuosità, di offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro. Quest’esposizione porterà il pubblico in un viaggio attraverso il mondo affascinante dell’erotismo ma anche del microcosmo complesso e misconosciuto dei/delle sex workers.
Nodo concettuale della mostra è la libertà individuale di poter disporre del proprio corpo come si vuole, al di là delle costrizioni del sistema sociale, politico, economico.

L’arte è in grado di indurre trasformazioni, anche a livello sociale, assumendo un ruolo cruciale nell’aprire spazi di dialogo e comprensione. “STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità” invita quindi il pubblico a sperimentare un viaggio sensoriale e intellettuale, in cui i pregiudizi cedono il passo alla consapevolezza e alla celebrazione dell’individualità.

Attraverso l’uso di diverse forme artistiche – come l’arte digitale, la fotografia, la scultura e l’installazione -, gli artisti invitati spingono i visitatori a problematizzare la realtà, a uscire dalla confort-zone, a sfidare le norme sociali preconcette. Si cerca di sollecitare importanti domande sul nostro rapporto con il corpo, con la sessualità e la dignità personale. Alcuni degli artisti selezionati non solo smentiscono gli stereotipi associati ai lavoratori del sesso ma celebrano la loro resilienza, la loro autonomia e la loro capacità di definire la propria identità.

L’esposizione sposta l’attenzione sul contesto che alimenta gli stereotipi legati alla realtà del sex work, rivelandone le sfumature di potere e le vulnerabilità. Perché riconoscere il sex work come lavoro significa anche muoversi verso la tutela dei diritti e la salvaguardia dei suoi agenti. Questa prima collettiva vuole, inoltre, sollecitare i visitatori a riconsiderare il significato di “lavoro”, di “autodeterminazione” e “libertà”, aprendo le possibilità di una discussione collettiva.

“STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità” è più di un’esposizione artistica; è un invito alla conversazione aperta e al dibattito. Gli spettatori saranno incoraggiati a partecipare a discussioni provocatorie, a interagire con gli artisti e a portare le proprie prospettive nella narrazione in evoluzione di questa importante tematica sociale.
Si sottolinea l’importanza della libertà di scelta personale e del non-giudizio. La società, spesso, si divide su questo tema, così, attraverso l’arte, si spera di creare un dialogo aperto e costruttivo. “STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità” sfida lo status quo, rompe gli stereotipi e promuove la comprensione e l’empatia.

TESTO CRITICO

a cura di Giorgia BASILI

Stigma: Sex worker, Corpi & Identità vuole essere il primo di una serie di appuntamenti espositivi che servano da input per sollevare quesiti e incentivare riflessioni costruttive.
“Stigma• significa “impronta, marchio” e vigne dal greco pungere, marcare. Un segno veniva impresso nell’antichità sul collo degli schiavi (proprietà) e dei malfattori (dissoluzione) per sminuirne il valore umano agli occhi degli altri. La stigmatizzazione è un fenomeno Ci condanna/ disapprovazione sociale che attribuisce una connotazione negativa a uno o più membri di una comunità: li addita in quanto soggetti deviati, non conformi alla regola.
Eppure, in botanica Io stigma è la parte superiore del pistillo che trattiene il polline. Ne la Lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, il carattere ricamato sulla veste dell’adultera Hester Prynne da simbolo di vergogna diviene, alla fine, simbolo di rivalsa e desiderio vitale.
È vero che, come molti essere umani ricorrono alla prostituzione per soddisfare i propri piaceri sessuali, molti esseri umani si prostituiscono. Inoltre, risulta sempre più complesso impegnarsi in una relazione amorosa. Si preferiscono rapporti occasionali, si cambia continuamente partner sessuale. Si dice poi che la prostituzione sia il mestiere più antico del mondo ma, nonostante l’anzianità, risulta il meno tutelato, il più sfruttato… un mercato sotterraneo che alimenta il
portafogli della criminalità organizzata sulla pelle di donne e transgender che non hanno avuto la possibilità di scegliere, con cognizione, il loro mestiere.
Il sesso è stato per secoli considerato un tabù, uno strumento al solo scopo riproduttivo, una spina nel fianco del perbenismo. Da pochi anni, su social come Instagram si sta avviando un lavoro di sensibilizzazione sulla sessuologia. Molti sono ancora i passi da percorrere.
Quest’esposizione vuole tornare all’origine, l’origine di ciò che muove l’essere umano: il desiderio.
L’etimologia latina della parola, composta dalla particella privativa de- e da sidus, sideris “astro ci fa immaginare una “condizione in cui sono assenti le stelle”. Effettivamente, il sesso può essere anche percepito come qualcosa che nutre, allevia lg mancanze, avvicina a una condizione di interezza. Basti pensare al mito di Aristofane nel o “mito dell’androgino’ in cui Zeus ordina di tagliare in due tutti gli esseri umani – dotati, sin a quel momento, di 2 volti per una sola testa, 4 braccia, 2 organi sessuali – condannandoli a ricercare, senza sosta, la loro metà mancante. Il sesso offre una sensazione – seppur fugace – di benessere, sospendere la routine, ritagliando un’espressione di estasi, come un frame da un flusso di immagini in movimento.
Lo scenario attuale non è rassicurante: conflitti mai risolti diplomaticamente; violazione dei diritti umani essenziali; distruzione dell’ambiente. Tutto ciò fa sfumare le certezze e la fiducia con la quale affrontiamo la quotidianità vigne meno. Cosi, l’urgenza di trovare un senso al proprio insistere sul mondo g la volontà Ci autodeterminarsi si fanno pressanti. L’individuo cerca di ritagliarsi uno spazio di libertà g di rompere lg catene Cella convenzione. Questo luogo di libertà
coincide, a volte, con la sessualità g con il corpo. Come? La libertà di mostrare il corpo: nudo, travestito, modificato a piacimento. La libertà di fotografare sg stessi o l’altro: enfatizzare o nascondere le forme, alzare un velo misterioso, giocare con le espressioni, lg intenzioni, il desiderio. La libertà di usare il proprio corpo per dare piacere all’altro, di vendere carezze e voluttuosità, di offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro.
La tematica dei/delle sex worker è molto delicata. ln questo momento storico, OnlyFans sta riformulando il significato stesso di prostituzione g l’essere umano diventa sempre più vorace di immagini, trovando soddisfazione immediata grazie a un accesso facile a un numero vertiginoso di foto e video porno, tanto che riviste come Playboy divengono obsolete.
Le opere che sono state selezionate cercano Cl rispecchiare la complessità delle tematiche legate al tabù Cel sesso e allo stigma dei/delle sex worker, all’importanza dell’autodeterminazione. Parole chiave? Consapevolezza e consenso.

L’opera Sexting/Revenge-porn, progetto di vKlabe, presenta gli schermi di due smartphone.
Possiamo avvicinarci g scorrere le immagini. Nel primo caso, le foto sono indicate come pertinenti un contesto dl sexting (parola nata dalla fusione della parola “‘sex” con “texting”): gli scatti di nudo sono stati, quindi, condivisi consapevolmente dalla ragazza, in ambito privato, Curante una
conversazione intima con un altro soggetto, la cui identità non è precisata, in quanto chiunque
, incluso nel Simposio Ci Platone, potrebbe essere il destinatario. Ci sentiamo così autorizzati a interagire con il dispositivo, serenamente. Nel secondo caso, la scritta “revenge-porn• Cl avverte che lg fotografie non sono indirizzate a noi, voyeur non preventivati. Gli scatti sono quindi arrivati ai nostri occhi in maniera non consensuale come un atto di condivisione spregiudicata. Su diritto.it si legge: «Si definisce “revenge porn” (dall’inglese revenge, vendetta) la condivisione di materiale pornografico, in immagini o video, attraverso la rete, con sistemi d,’ messaggistica istantanea, i socia/ network, senza il consenso dalla persona ritratta ed allo scopo di nuocerle, umiliarlo/a o ricattarla. Particolarità di questo tipo di immagini video è che gli stessi sono girati con consenso della persona ritratta, ad esempio all’interno di coppie, nell’ambito di momenti intimi consensuali. A essere non consensuale, dunque, non è la realizzazione del materiale pornografico, ma la sua successiva diffusione».

Eva Generosi & Pasquale Pacilè hanno realizzato delle opere digitali a 4 mani. Eva Generosi è creatrice digitale e sex worker. Partendo dal suo corpo nudo, mappato fotograficamente da Pacilè, sono stati creati 5 video digitali. La donna, il cui volto non è identificabile, si muove in un limbo astratto, senza coordinate. Il corpo seppur esposto non risulta eroticizzato, è nudo ma potrebbe essere vestito: la malizia è semmai negli occhi di chi osserva. E ripreso immobile mentre è in procinto di compiere semplici gesti, mentre lo sguardo digitale si muove intorno, a 360 gradi, insieme ad alcuni elementi che si pongono ln dialogo con Generosi. ln Split si avvicinano delle silhouette, Celle ombre senza identità – un archetipo dell’essere umano – al suo avatar steso per terra; in The sphere of Equilibrium, mentre lg gambe sono tese, il Corso è proteso ln avanti come a osservare qualcosa che volteggia sulla mano destra, infatti, una bolla trasparente si avvicina, SI sospende Innanzi il volto e poi si dilegua. ln Soft Hypnotism Generosi è seduta sensualmente su un alto sgabello g adagia sulla pelle del viso una maschera bianca, dall’espressione neutrale. In Freak, ginocchia sul pavimento (fantasia optical a linee segmentate nero-bianche), Generosi copre il volto con l’avambraccio come per pararsi da una visione spaventosa. Infine, in Eva’s Apple la donna si protende verso l’alto, quasi in punta di piedi, per accingere a qualcosa di misterioso – immaginiamo il frutto che provocò la cacciata dal Paradiso Terrestre. Viene da chiedersi cosa sia la provocazione, dove abiti la colpa, ove sfumi il confine tra innocenza e peccato?

Il neon e vetro di Fabrizio Intonti ci accoglie appena varcato l’ingresso del Together. Intonti nasce come fotografo ma il suo lavoro sfocia nel digitale. Insert coin è un’opera stridente, la silhouette morbida di un corpo femminile déshabillé con le gambe aperte invita a inserire una moneta per giocare. Se la posa rimanda all’opera di Courbet “L’origine del mondo”, l’uso del neon ci riporta a una gaming room americana, a un locale a luci rosse o a un sexy shop.
Nell’opera The engaged girl / The single girl Intonti ha chiesto a un IA, in una prima fase, di elaborare in forma scritta la descrizione dell’aspetto e del vestiario di una ragazza fidanzata e di una ragazza single. Nella seconda fase, l’IA aveva il compito di elaborare il tutto in due differenti immagini, che poste a confronto mettono in luce alcuni stereotipi. Stessa cosa è successa dando in pasto all’intelligenza artificiale le definizioni di partenza The faithful wife e The unfaithful/ wife.
Nel caso della moglie fedele, la donna sfoggia un look romantico anni 50 alla Olivia Newton John nella prima parte del film Grease, la camicia non è abbottonata fino al collo ma lascia Intravedere pudicamente la pelle, formando un triangolino di carne. La donna, seduta con le mani sul grembo, accenna un sorriso; alla sua sinistra una tazza da tè e la zuccheriera, alle spalle una cornice in oro e delle fotografie, dei vasi che sembrano contenere fiori finti. A completare il tutto, la luce del sole filtrata dalle persiane o dalle tendine bagna di rigagnoli dorati il volto g una manica della camicetta color cinabro (rosso aranciata, anche detto vermiglione). La moglie infedele, quindi moralmente non ineccepibile, il cui volto è una fusione tra Selena Gomez, JLo e altre Hollywood star, sfoggia invece un profondo scollo a V fino quasi all’ombelico, le spalle sono scoperte, i capelli mossi e mesciati più sbarazzini. La luce più diffusa si sofferma sulle curve del seno. La bocca è semichiusa, il labbro superiore lascia intravedere in parte i denti, lo sguardo è maggiormente ammiccante. Dove si trova? Alle sue spalle, possiamo intravedere le lenzuola con Celle lievi pieghe come sg il letto fosse stato appena risistemato “alla bell’e meglio”
Federica Chiarucci in Distant Touch introduce un altro aspetto Cell ‘attualità riflettendo sui concetti di distanza fisica e prossimità digitale. Le nuove tecnologie touch ci permettono Cl agire in tempo reale sui device tecnologici usando la pressione del polpastrello. Inoltre, abbiamo l’ambizione di essere connessi 241124 in una rete globale (o anche gloCal). I rapporti umani si alimentano sempre più a livello digitale, con la mediazione di uno schermo. Comunichiamo in chat e usiamo lg call per ottimizzare le riunioni di lavoro. Anche piacere e godimento si stanno trasformando: foto e video porno, sexting, videochiamate. Lo stesso veicolo sensuale della voce è stato soppiantato dallo scroll delle immagini. Dalle lunghe telefonate erotiche si passa a un contatto mediato dallo smartphone. E sg ln teatro si rompe la quarta parete grazie all’interazione e al coinvolgimento dello spettatore al di là del palco, si alza in tal caso una quinta parete, lo schermo. Se i social abbattono distanze chilometriche, allo stesso tempo, alimentano una lontananza effettiva, spostando le relazioni da vis-à-vis al mondo digitale. II sesso da carnale diventa telematico.

In ultimo, le fotografie di Valerio Lintozzi mostrano la gioia Ci una giovane donna nel mostrare il proprio corpo, senza paura. Non si tratta di una modella ma di una ragazza consapevole delle proprie forme, dei tatuaggi che ricamano la pelle, della sensualità presente negli attimi sospesi.
Sembra quasi lei a dirigere l’obiettivo della macchina fotografica dove vuole. La naturalezza delle pose è frutto della sinergia con il fotografo, dell’aspetto ludico che coinvolge entrambe le parti. II giudizio è bandito, c’è solo lo stupore della nudità e il battito accelerato di un passo a due.
Le opere in mostra devono essere considerate in tutti i loro aspetto problematizzate. Ferisce la visione Cl Hot Girls Wanted del 2015 Ca cui è nata anche la docu-serie Hot Girls Wanted. Turned On sempre prodotta da Jill Bauer, Ronna Gradus e Rashida Jones. II documentario esplora la situazione del porno amatoriale nella città di Miami mostrando come ragazze neo-diciottenni vengono reclutate in un continuo ricircolo di un mercato spietato che le sfrutta spesso per 3 mesi per poi rigettarle nell’arena. La categoria “Teen” è la più ricercata dagli utenti e nel 2014 video porno violenti hanno avuto 60 milioni di visualizzazioni, questo ci fa interrogare sulla società della quale siamo componenti, spesso ignorandone i lati più insidiosi.
«Con Sade e Maso la letteratura serve a nominare non il mondo in quanto già creato, ma sarta di doppio del mondo, in grado di raccoglierne la violenza e l’eccesso. Si dice che quanto vi è di eccessivo nell’eccitazione in qualche modo erotizzato. Da ciò deriva la capacità del/’erotismo di fungere da specchio del mondo, “flettendone gli eccessi, estraendone le violenze pretendendo di “spiritualizzare nella misura ‘n cui le porne al servizio del senso.
(Deleuze, Il freddo e il crudele, p.41)e