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Cristina Manzi

Cristina Manzi nasce a Napoli il 12 maggio del 1983, e sin dall’infanzia manifesta un interesse artistico che si concretizzerà poi nel diploma presso l’istituto d’arte Filippo Palizzi, ma con specializzazione in metalli e pietre preziose. Il suo percorso personale le suggerisce però che nonostante l’interesse per l’arte orafa, è la pittura la sua passione viscerale, accostandovisi da autodidatta e migliorandosi nel corso degli anni.

 

Mostre

 

2010

_IV edizione 20×20 con Lineadarte officina creativa

2011

_Il edizione concorso vili Rizzo presso fondazione Mondragone con l’opera FISH a cui è stata attribuita il primo premio.

_Collettiva arte erotica GAUDIUM CORPORIS con Lineadarte officina creativa

2012

_Collettiva ex voto PER GRAZIA RICEVUTA con Lineadarte officina creativa

2014

_Una serie di collettive con fulcro di ispirazione i colori UNIQUE RED/BLU/ORANGE con Lineadarte officina creativa

_Estemporanea competizione con voto del pubblico e della giuria presso la Mostra d’oltre mare nella quale ha conseguito il 2 posto grazie al voto del pubblico con l’opera Castello nel Lago

2018

_Adattiva, mostra personale

“Per questa esposizione Cristina ha scelto il nome di “Additiva”, spiegando che il titolo è un omaggio al colore, che insieme al disegno resta la linea chiave del proprio lavoro; un colore espressivo scelto intenzionalmente dalla palette dei colori primari, che pone in risalto i temi a lei cari, come i pesci ed il nudo femminile. Nel tema della donna, è riconoscibile una maniera di trattare il soggetto tutta espressionista, nel tratto e nel colore, rifacendosi non velatamente ai capolavori di Edvard Munch (1863- 1944) “Il vampiro” 1895, “The Kiss” 1897, e al celebre “Skrik” ovvero “L’Urlo” del 1893. Non mancano riferimenti ad altre correnti del periodo delle avanguardie storiche, come il Simbolismo, ed anche un occhio gettato all’opera di celebri maestri quali Klimt, Mucha e all’universo onirico- surrealista di Frida Kahlo. In altri lavori non si può non notare un marcato utilizzo del contorno che ricorda il cloisonnisme della “Visione dopo il sermone”(1888) di Paul Gauguin e della scuola di Pont- Aven: si tratta di una tecnica che ricorda quella medioevale di costruzione delle vetrate, anche se come sostiene la stessa Cristina, in questo senso hanno avuto un’influenza più determinante i Manga giapponesi che da piccola utilizzava per esercitarsi e per rendere il suo tratto più sicuro.

Per quanto riguarda le tecniche utilizzate, Cristina non pone limiti alla sperimentazione, passando dagli acquerelli al colore acrilico, dal pastello agli smalti ed ai gessi, con il proposito di approcciarsi in futuro anche alla pittura ad olio, non mancandole il desiderio di migliorarsi e dedicarsi alla pittura in maniera sinergica e catartica” – Dolores Pulella, storico dell’arte